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Botteghe storiche - L'attuale Centro Cucito Fusè nel 1953 |
“…….In
definitiva possiamo dire che la storia dei negozi è la storia della città e dei
quartieri in cui si insediano sino al punto da farsi caratterizzare dal loro
particolare e tipico microambiente sociale sin dall’impronta anche fisica dei
locali. Viceversa, la storia della città e dei suoi quartieri sarebbe meno
comprensibile se si prescindesse dal riferimento all’attività commerciale dei
piccoli negozi loro propria.
IL FATTO E’ CHE IL PICCOLO COMMERCIO
COSTRUISCE LA COMUNITA’ LOCALE.”
Luigi
Trezzi – Università Milano Bicocca
E’
un momento non certo facile per il commercio, messo a dura prova dal calo del
potere di acquisto dovuto ad una crisi pesante e nell’aspettativa di una
ripresa che potrebbe essere vicina ma stenta a manifestarsi.
Oltre
a questo periodo di stasi il punto vendita tradizionale deve fare i conti con i
colossi della grande distribuzione che puntano sulla disponibilità in materia
di orari, su prezzi e offerte speciali cercando così di sbaragliare la
concorrenza.
Il
negozio sotto casa invece parla un altro linguaggio: quello del rapporto con il
cliente, un rapporto unico che rende questo luogo un punto di riferimento. Il
negozio sotto casa si differenzia per la professionalità, la qualità, la
fiducia, la garanzia, la creazione di eventi che portano il rapporto ben al di
là dell’acquisto. La sua prerogativa è dunque di prestare attenzione alle
esigenze della clientela e privilegiare l’importanza del rapporto
interpersonale di fiducia tra lui e il cliente che sta alla base di una
corretta politica di scambio. E’ una pregiata caratteristica contrapposta ad un
sistema commerciale che punta di solito sul distacco tra chi vende e chi
acquista ed è basato su un criterio dominante che è il prezzo.
Noi
crediamo che il futuro del commercio sia proprio nelle piccole attività perché
sono “grandi dentro” essendo molto di più di un luogo dove fare acquisti; sono
una forma di imprenditorialità che va tutelata.
“…la chiusura di un piccolo negozio non
riguarda soltanto il singolo operatore, ma è una perdita per tutti, cosi come
lo spegnersi di una vetrina o di un’insegna significa il lento spegnersi dei
nostri quartieri e dei nostri centri storici”
Il
servizio di vicinato risulta essere perciò fattore di coesione sociale e
contrasto ai fenomeni di desertificazione. Esiste dunque un interesse pubblico
e territoriale affinché il commercio di prossimità non solo sopravviva, ma
ridiventi un punto di riferimento culturale, ovviamente legato alla qualità
dell’attività svolta, all’eccellenza dei prodotti o alla tradizione che
rappresenta (negozi storici).
In
questo contesto i cittadini-consumatori devono essere coscienti del loro
importante ruolo e del loro “potere”. Acquistando nel negozio di prossimità e
partecipando agli eventi possono contribuire a valorizzare la città e a
“salvare il commercio”.
Facciamo
in modo che i nostri soldi arrivino a gente comune che ha bisogno di essere
sostenuta e non alle multinazionali che spesso hanno la loro sede legale fuori
dall’Italia. Così facendo saremo noi a dare una mano alla nostra ripresa.
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